giovedì 29 gennaio 2009

one month later

back to the real life
l'erasmus è finito da un mese. Il rientro alla vita di tutti i giorni non è per niente facile ma a poco a poco si ritorna alla normalità e alla routine. A volte mi sembra di non essere mai andata via. A volte, invece, ho dei flash della mia vita norvegese e mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere da sola lontana. E mi chiedo se mai riuscirò a tornare laggiù dove ho vissuto per cinque mesi, dove avevo cose che sentivo mie, dove c'era un posto che chiamavo "casa".
E, ad un mese di distanza, pubblico ciò che scrissi la prima sera a Oslo, dopo il lungo viaggio in macchina, aereo, pullman e metro.
"Giovedì 7 Agosto 2008
Ultima tragica scoperta: non ho l'adattatore per la presa del computer! Domani devo assolutamente trovarne uno, non so dove...
Stamattina la sveglia era prevista per le 4.30 am ma alle 4, senza aver quasi chiuso occhio, ero già in piedi a chiudere valige. Stomaco annodato, nausea pesantissima e un'unica frase in testa: MACHIMMELOHAFATTOFARE?????.
Viaggio silenzioso verso Bergamo e stomaco messo sempre peggio.
Ho iniziato a piangere solo dopo aver salutato i miei, mentre, da SOLA, mi avviavo verso l'imbarco. L'ultima cosa che mi ha detto mio padre è stata "Mi mancherai ma sono orgoglioso di te". Ero a pezzi. Tutto mi sembrava più grande di me, ingestibile.
Da quel momento in poi avevo studiato tutte le mosse che avrei dovuto fare, in un delirante gioco dell'oca che mi avrebbe dovuto portare al traguardo a 2000 km da casa.
Sbaglio gate e, finchè mi accorgo dell'errore, al gate 12 (quello giusto) si è già creata una bella massa di gente. Mi accodo con gli occhi ancora arrossati quando inizio a captare la telefonata di una ragazza dietro di me "...mi hanno fatto pagare 90 euro per i chili in più... ora sono completamente sola..." In pratica racconta ciò che sto vivendo io. Appena riattacca ne approfitto per parlarle e scopro che anche lei è in partenza per l'erasmus a Oslo. Il macigno che ho addosso sembra perdere qualche chilo. Man mano che le parole scorrono, tutto si alleggerisce un po' e divento un po' più ottimista sul resto. Telefono subito ai miei, solo per dire che "non sono sola", e poi ci imbarchiamo sull'aereo. Continuiamo a parlare per le due ore e mezza di volo e per le quasi due ore di pullman. Penso che in fondo, se non avessi sbagliato gate, ora sarei ancora sola.
Abbandono l'idea del taxi per raggiungere lo studentato poichè, essendo in due, potremmo anche cavarcela con la metro (e con una spesa decisamente inferiore!). Prendiamo la linea 3 fino a Blindern (l'università) dove ho scoperto che devo recuperare le chiavi di casa. E l'ho scoperto per caso ieri sera, ovviamente...
Scendo dalla metro e sono di nuovo sola (Marta, a Kringsa, troverà le chiavi direttamente alla reception dello studentato). Trovare l'università e, soprattutto, l'ufficio giusto nell'enorme campus, non è banale, ma alla fine compare l'allegro faccione di uno dei responsabili del SiO (l'associazione che controlla gli alloggi universitari). Sono riuscita ad arrivare prima che l'ufficio chiudesse, è questa è già una vittoria: stanotte non dormo per strada. Recupero le chiavi e mi faccio spiegare come raggiungere Bjolsen, la mia nuova casa. Un'odissea. Sotto la pioggia leggera di Oslo senza nemmeno capire come si faccia un biglietto del pullman.
Poi arrivo al college e l'ingresso nella stanza - stretta e lunga - mi fa sentire nuovamente sola e spersa. L'ultima cosa che ho mangiato è stato il muffin dell'aeroporto a Bergamo, quasi 8 ore fa... o forse qualche giorno, mese, anno fa...
Disfo le valige subito e completamente, per riempire di me quella stanza di nessuno. Chiusa a chiave in camera faccio una doccia e poi decido di affrontare i coinquilini. Accoglienza calorosa che di nuovo riporta la tranquillità (a distanza di 5 mesi mi stupisco MOLTO di questa frase... vabbè...). Alle 19.30 ho appuntamento con Marta per cena in centro. Dopo esserci perse diverse volte, finalmente raggiungiamo il locale indiano segnalato dalla Lonely Planet. Riso e pollo al curry: 65 NOK. Niente male.
Al rientro in camera, ecco la triste scoperta (per modo di dire, in realtà è stata una mia assurda dimenticanza) della presa del PC.
Ma, in fondo, credo che dopo oggi tutto si possa aggiustare sempre nel modo migliore... se davvero lo vogliamo e abbiamo anche quel pizzico di fortuna che non guasta mai..."

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